Perchè 'Flight Of The Flynns' ci regala un pop non semplice, profondo ed emozionale, a tratti psichedelico con tinte velatamente jazz, composto da dodici canzoni sempre collegate tra loro, che fuggono veloci come il vento, sino a formare un unico magnifico progetto malinconico di rara dolcezza. La morbida armonica di "All Together", il sereno crescendo di "The Swell", la purezza del piano in "Oh Noble Eric", lo struggente violoncello in "Das Ollec", contornate da una voce di "York-iana" memoria, sono solamente esempi di gran classe che lasciano il giusto segno.
Chi sono i Kunek? Un ispirato gruppo di multistrumentisti fuori dal tempo, capaci di far sognare l'ascoltatore su galleggianti architetture floydiane, dove è palpabile l'impronta di altri gruppi, come le inquietudini dei Radiohead ed i momenti eterei alla Sigur Ròs.
Ma è qui il maggior pregio di questo sestetto proveniente da un paesino dell'Oklahoma: perchè pur non inventando nulla, non sono i cloni di nessuno e ciò grazie ad un'interpretazione musicale di altissimo spessore, trovando il giusto spazio per ogni strumento, in un insieme di linee melodiche mai artificiali o sopra le righe, ma certamente ammalianti e d'effetto, riuscendo così, con estrema semplicità e naturalezza, a toccare l'anima nel profondo e donando un senso compiuto di rilassatezza. E scusate se è poco. Che altro dire? Che se non se li cagano nessuno, non è colpa loro.
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