7 gennaio 2008

Beirut: Gulag Orkestar

All'epoca fu una gran sorpresa. E' proprio vero: spesso ti aspetti qualcosa che non arriva, altre volte, sul più bello, invece trovi sensazioni molto piacevoli che non ti saresti mai immaginato (e si che ero assai diffidente). Fu il caso di questo album che trovai si, malinconico, ma estremamente giocoso.
Non è un controsenso: Gulag Orkestar è giocoso nella propria malinconia. E' la banda del paese che mai è stata così apprezzata, che porta la festa tra le strade polverose dove abita la povera gente.
Originale con brani assai orecchiabili, splendide le trombe, piacevolissime le fisarmoniche (strumento che non amo particolarmente), bella la voce, anche se un po' monocorde, dell'allora diciannovenne Zach Condon ed i cori.
A volte capita che nei mercatini rionali sia possibile trovare piccole cose importanti. Per me, questo lo era molto più di quello uscito quest'anno.

1 commento:

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