Indie, Elettronica, Alternativo
E' per il disco precedente, ma vale anche per questo:
Il perno della band (composta da cinque elementi) è costituito dalla dolcissima e sognante fragilità di Kristine Permild che s'alterna nelle partiture vocali con il polistrumentista Thorben Seierø Jensen e dalla fertile vena melodica di Sune Sølund.
Lo scenario evocato dagli 'Alcoholic Faith Mission' è quello d'un inarrestabile crepuscolo emotivo, della caduta delle illusioni, dell'impossibilità stessa che i sentimenti, pure vivi e presenti, possano penetrare il muro dell'indifferenza umana.
La matrice musicale è affascinante nella sua ibridazione: il post-rock più rallentato si unisce al dream-pop più shoegazeing in un flusso sonoro che alterna arpeggi di chitarra acustica a delicate malinconie elettroniche.
Un disco di sorprendente bellezza e maturità che riproduce atmosfere di grande suggestione riuscendo ad essere teneramente consolatorio senza essere melenso.
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