31 dicembre 2007

Imani Coppola: The Black And White Album


Non riesco a capirne le ragioni, ma anche considerando i nomi immortali, faccio fatica a trovare un disco femminile per cui abbia mai sballato. Intendo, dove la componente creativa, tecnica e/o vocale principale fosse del gentil sesso.
Intendiamoci, questo album dal titolo molto impegnativo, non si esime dalla regola sopra esposta, ma forse, è quello che più ho apprezzato quest'anno.
Tra pop/pone e hip-pop/pone di prima categoria, splendidamente suonato ed interpretato dalla stravagante Imani, per la Ipecac Recording: casa discografica fondata da quel genialoide di Mike Patton, dove le sue influenze sono così evidenti, tanto da far pensare che Imani sia una Patton in gonnella (e continuo a fare il maschilista musicale).
Oggi ultimo dell'anno: sereno 2008.

29 dicembre 2007

Akron/Family: Love Is Simple

Quando c'è l'amore
Anacronistico ed illusorio quanto si vuole, ma l'amore parte dal cuore e questo disco è tutto meno che anacronistico ed illusorio. Splendide ballate di tempi ahimè andati, soffici cori che illustrano quadretti lieti di momenti da non dimenticare facilmente.
Qua potrete trovare tutto ed il contrario di tutto.
Non sarà un percorso facile.
La strada per arrivare ad ascoltare Love Is Simple non è diritta, ma impervia. E' un percorso pieno di tornanti, è una ripida strada di montagna che vi permetterà, una volta arrivati sulla cima, di avere in premio ossigeno purissimo.
Consideriamo solo la stordente Pony's O.G: fa a cazzotti con se stessa cambiando direzione più e più volte, lasciando basiti ed ammirati. Figuriamoci il resto dell'intera opera.
Doveroso procurarselo con mezzi leciti o no, l'importante è ascoltarlo. Poi fate Vobis.
Amore? Se è così, dico sempre si.

28 dicembre 2007

Wilco: Kicking Television

Due anni fa, nel periodo di Dicembre, mi facevo questo regalino natalizio.
Mai stato un fans dei live, ma forse è stato proprio un live tanti anni fa (troppi) ad indirizzarmi in una certa qual maniera, verso determinate coordinate musicali.
Gli Wilco non sono più etichettabili, oramai hanno una storia decennale e traducono suoni in energia mentale, forse è proprio per questo che ci chiedono di prendere a calci in culo la Televisione e la copertina di Kicking Television ne è il simbolo: questo è un album di pura luminosità.
Dotato di una registrazione perfetta, per chi non li conosce bene, questa è la grande occasione di ascoltare 23 brani coinvolgenti e solari (tanto per rifarsi alla copertina). Per chi già li conosce..... non si può chiedere di meglio ad un live ed è doveroso, obbligatorio ascoltarlo in religiosa ammirazione.

27 dicembre 2007

Kunek: Flight Of The Flynns

Difficile pensare ad un album d'esordio come questo, con un suono così maturo, caldo e intenso.
Perchè 'Flight Of The Flynns' ci regala un pop non semplice, profondo ed emozionale, a tratti psichedelico con tinte velatamente jazz, composto da dodici canzoni sempre collegate tra loro, che fuggono veloci come il vento, sino a formare un unico magnifico progetto malinconico di rara dolcezza. La morbida armonica di "All Together", il sereno crescendo di "The Swell", la purezza del piano in "Oh Noble Eric", lo struggente violoncello in "Das Ollec", contornate da una voce di "York-iana" memoria, sono solamente esempi di gran classe che lasciano il giusto segno.
Chi sono i Kunek? Un ispirato gruppo di multistrumentisti fuori dal tempo, capaci di far sognare l'ascoltatore su galleggianti architetture floydiane, dove è palpabile l'impronta di altri gruppi, come le inquietudini dei Radiohead ed i momenti eterei alla Sigur Ròs.
Ma è qui il maggior pregio di questo sestetto proveniente da un paesino dell'Oklahoma: perchè pur non inventando nulla, non sono i cloni di nessuno e ciò grazie ad un'interpretazione musicale di altissimo spessore, trovando il giusto spazio per ogni strumento, in un insieme di linee melodiche mai artificiali o sopra le righe, ma certamente ammalianti e d'effetto, riuscendo così, con estrema semplicità e naturalezza, a toccare l'anima nel profondo e donando un senso compiuto di rilassatezza. E scusate se è poco. Che altro dire? Che se non se li cagano nessuno, non è colpa loro.

solo nuovi brani

25 dicembre 2007

Joe Henry: Civilians

Buon Natale
A pranzo ho mangiato e bevuto come un maiale e domani mi aspetta ancora 'n' altra magnata. Un leggero mal di testa che batte in fronte, mi ha consigliato di non cenare e di rilassarmi in poltrona.
Quindi la scelta di stasera, è stata quella di tornare ad ascoltare questo lavoro di Joe Henry: musica della profonda America che ricorda i grandi cantautori, con pennellate di jazz e blues.
Un lavoro registrato, con la collaborazione di altri veri artisti, in pochissimi giorni: risultando così in presa diretta, molto fresco e naturale. Alcune tracce sono vere leccornie (Civilians, Parker's Mood, Time Is A Lion, Scare Me To Death, I Will Write My Book, Our Song, God Only Knows e siamo già ben oltre la metà), altre meno. A mio avviso un album troppo lungo, ma anche grazie alla gran voce di JH, se non si apprezzano serafiche malinconie come queste.....
Ho deciso di non farlo, ma avevo intenzione di cancellare quello che ho scritto qualche ora fa. Perchè? Perchè questo disco merita di più.

22 dicembre 2007

Zoff: "La scuola italiana dei portieri è morta"


A proposito di portieri
"Dopo Buffon il vuoto" è l'accorato grido di allarme che arriva dal Dino nazionale, il portiere azzurro per eccellenza, che guarda con pessimismo al futuro del ruolo
Roma, 20 dicembre 2007 - "La scuola italiana dei portieri è ormai persa". L'accorato grido di allarme arriva da Dino Zoff, il portiere azzurro per eccellenza, che guarda con pessimismo al futuro del ruolo. "Dopo Buffon vedo il vuoto assoluto - ha dichiarato ai microfoni di 'Radio Kiss Kiss Napoli' - le grandi squadre ora prendono estremi difensori brasiliani. Nel calcio si è stravolto tutto e ciò dipende principalmente dalla nostra cultura. I giovani preferiscono giocare in altri ruoli piuttosto che in porta perché non vogliono essere messi alla gogna in caso di errori". L'ex c.t. della nazionale italiana si è tolto anche un sassolino dalla scarpa: "Perché non sono diventato presidente della Federcalcio? Siamo in un mondo stravolto da Calciopoli e sembra quasi che non si arrivi mai alla fine. Evidentemente 'esigenze di potere' hanno imposto una sorta di veto al fatto che un uomo di calcio come me potesse essere a capo della Figc. Evidentemente non ne sono all`altezza ma è meglio starne fuori ad ogni modo. Un mio ritorno nel calcio? Non lo so, vediamo, ma certo non dipende solo da me".

16 dicembre 2007

Classifiche di fine anno

Lullubelle III
Ci risiamo. Tutti gli anni la stessa storia. La cosa difficile non è dare il 1° o il 2° posto. Il difficile è andare oltre. E' chiaro che non lo ha ordinato il dottore, ma ferme le manifestazioni agonistiche di fine anno, newsgroup, forum, blog e siti di dubbia e comprovata serietà, devono trovare l'alternativa nello "sport nazionale musicale" di fine anno.
E uno che deve fare? Si esime?
Ecco che allora armato di buona volontà e buoni propositi fai mente locale, perchè anche tu vuoi fare bella figura, magari con qualche nome poco conosciuto (che fa sempre molto figo). Poi casualmente (o no, poco importa), ti riascolti l'album di Lullubelle III (che per la storia, o leggenda, pare fosse il nome di questa splendida mucca qui raffigurata) e pensi: un disco del genere fosse inciso OGGI, come sarebbe classificato?
Personalmente odio le centinaia sfumature date alla musica contemporanea, ma adesso, in questo momento,l'assieme dello sfrigolio d'olio bollente che cuoce un uovo al tegamino (nella parte finale di Alan's Psychedelic Breakfest "strafogandosi" pure), dei fiati, dei cori, degli assoli di violino e degli stordenti giri di basso, non farei fatica a classificarlo come rock sperimentale ed alternativo, mettendolo al 1° posto "filato".
E' qua lo stridore, che sinceramente mi lascia....basito.
Rock sperimentale ed alternativo che tra non molto compirà 40 anni, al 1°posto?
Ecco che allora pensi pure a Echoes, Supper's Ready, I Know What I Like e chissà cos'altro, mentre la tristezza ti assale e ti senti terribilmente old.
Allora è giunto il momento di mandare a cagare la classifica annuale, anche se il "maledetto" Vic Chesnutt merita.
Merita proprio.

15 dicembre 2007

Moses Guest: Best Laid Plans


Cosa devrei fare per pompare una delle migliori incisioni di questo 2007? Già in passato ci avevo provato con i Kunek, ma l'operazione era miseramente fallita (già a proposito: i Kunek devo andarli a riprendere).
I Moses Guest sono tanto bravi quanto sconosciuti alle nostre latitudini che, con tutta la roba che si sente in giro, viene da chiedersi.....perchè?
Comunque, è da ringraziarli uno ad uno sino a quando sono sul palco. Ma anche quando stanno a casa.
Qua sotto potete provarli.
Non commuovetevi.

Månegarm: Urminnes Hävd: The Forest Sessions

Questo lo scrivevo a fine dicembre 2006:
E' questo. Spesso a fine anno arriva qualcosa di inaspettato, di strano ed intrigante. Quest'anno è toccato ai Månegarm, un quintetto svedese costituitosi oltre dieci anni fa, le cui radici hanno sempre affondato nella fertile terra di quel death metal scandinavo, che ha dato fama a molti gruppi del profondo nord.
Come già fatto in passato dai Finntroll (e non solo) con "Visor om slutet", le grandi sorprese sono i suoni, le melodie e l'atmosfera che si respira in questo generoso anticipo, di quello che sarà il loro prossimo full-album previsto per il prossimo anno: nessuna voce in "scream", nessuna sferragliata chitarristica, nessuna batteria claustrofobica, in quello che è certamente molto più che un cambio di rotta.
"Urminnes Hävd - The Forest Sessions" è un'incisione ancestrale di una dolcezza quasi irriverente, non solo grazie all'ultimo acquisto della band: il superbo violinista Janne Liljekvist (però già presente nell'ultimo lavoro), ma soprattutto per l'accompagnamento della folk-singer Umer Mossige-Norheim, loro connazionale dalla voce eterea, ma robusta, che trasporta l'ascoltatore in ambienti celtici mai oscuri e di assoluto fascino.
Un progetto completamente acustico, armoioso e di alto livello, cantato in lingua madre, alla ricerca della tradizione in puro stile medieval-folk. Un tipo di sonorità certamente troppe volte abusato, ma questa interpretazione rimane sorprendente per la facilità con cui si lascia ascoltare già dal primo ascolto, tra rumori di violenti temporali, venti gelidi ed il crepitio di un caldo caminetto.
Gli amanti del viking metal forse non l'apprezzeranno, o comunque ne rimarranno spiazzati, ma per gli altri potrebbe essere una gradita segnalazione.
Ecco, purtroppo devo ricredermi.
Questo è un EP delizioso, ma il loro nuovo full album, è una grande delusione per le mie orecchie.

9 dicembre 2007

Radiohead: In Raimbows


Spirito natalizio
Hanno già scritto tutto e tutti ed adesso è giunta anche l'espansione del 1° In Rainbows.
Voglio solo riportare un passo della recensione di Riccardo Bertoncelli tratta da Linus.net:
una delicatezza di fondo che segna tutti i brani, escluso forse lo scorbutico Bodysnatchers: sogni a cui ci si abbandona o a cui si oppone resistenza, malinconie accanite e in fondo voluttuose, su una scala a spirale che a tratti sembra quella percorsa da Jeff Buckley anni addietro, verso cieli estremi, nel profondo di sé. Questa delicatezza tocca un vertice perfino doloroso in Nude, una canzone che voglio immaginare sarà un talismano di bellezza per la nuova generazione, come lo sono state per i ragazzi di ieri certe ballate di Nick Drake o la Song To The Siren di Buckley padre (e poi dei Cocteau Twins). è il brano più incantato del disco, insieme a quella vertiginosa miniatura che è Faust Arp, due minuti e dieci secondi di poesia e sbalordimento: Thom Yorke sembra il cugino di Beck per come gioca con un arpeggio beatlesiano, smontando l’abituale collage Rh per uno schema più tradizionale di chitarra con accompagnamento di archi. McCartney (Blackbird) o Lennon (Julia) una ballata così l’avrebbero stirata con comodo: Yorke invece la accelera, la stringe, la snocciola in fretta, come impaurito del suo cuore dolcissimo. Inrainbows si apre con la febbre di 15 Step e i suoi fascinosi ritmi scazonti per chiudersi con la severa semplicità di Videotape, quasi un demo per pianoforte e voce su cui Phil Selway interviene con gesti trancianti di batteria. Tra inizio e fine un magico mondo di visionarie tastiere e campionamenti, la voce alata di Yorke, misurate chitarre elettriche e arpeggi di acustiche. Dopo un quarto d’ora un tuffo al cuore, quando ritrovo i miei amati Blue Nile in un seducente notturno (Weird Fishes/Arpeggi), mentre più in là appare una canzone ancora più sorprendente: House Of Cards ha la meravigliosa souplesse di certi brani anni ’60 e non a caso serba nel Dna il ricordo di una spiritata canzone di Carole King per Dusty Springfield e Byrds, Goin’ Back.
Voglio solo dire che ascoltare entrambi i CD, ha risvegliato in me il vero spirito natalizio. Quello spirito che non esiste più e che ho perso quando ho smesso di credere in Babbo Natale.
In fase di downloading mi trovavo davanti ai regali ancora da scartare.
Credo che mi divertirò per molto tempo.
Riccardo Bertoncelli su Linus.net:

8 dicembre 2007

The Dear Hunter: Act II The Meaning Of, & All Things Regarding Ms Leading

Quanto ho amato questo disco, me ne dovrò ricordare per la "personale classifica 2007".

Aiutatemi, perchè c'è qualcosa che non capisco in questo nuovissimo concept album proveniente da Boston: come è possibile innamorarsi di un'opera composta da ben 15 tracce per oltre 1h15' di musica, già al primo ascolto?
http://www.purevolume.com/thedearhunter
Probabilmente "Act II" è un'esperienza musicale che frantuma prima la mente che il cuore per poi essere completamente metabolizzato, grazie ad un concentrato di melodie ad alto peso specifico dotate di una prorompente forza d'urto e riducendo ai minimi termini quelle pause, forse inevitabili in un'opera così lunga ed estenuante (originariamente prevista in un doppio CD per ben 120'), che rischiano di farci cadere in un pop facilone.
Una brillante miscela di moltissimi generi, con incastonata la talentuosa e dirompente voce del barbuto e corpulento "genio di casa": il mentore Casey Crescenzo, ex leader del gruppo sperimentale post-hardcore "The Receiving End of Sirens", qui coadiuvato da cori e coretti tanto epici quanto emozionali e sorprendenti.
Già dall'ouverture, granitiche schitarrate e percussioni si alternano a momenti assolutamente trionfanti e classici, eseguiti da soffici archi ed ottoni, donando pienezza ad un progetto quasi leggendario di rock alternativo costellato da elementi puramente progressivi, dove la grande forza sta nella creatività qui architettata su sinfonie incalzanti, imponenti ed ambiziose.
Il "cacciatore" non può che lasciare il segno e Crescenzo ne è l'oracolo indiscusso. Quindi abbiate fiducia e tuffatevi in un'esperienza semi teatrale e stordente, perchè è un peccato non ascoltari.

7 dicembre 2007

Tv On The Radio: Return To Cookie Mountain

Intendiamoci,
avete fatto un gran bel disco, anche se forse preferisco il predente.
Ma una cosa la dovete spiegare:
è possibile sapere dove finiscono i capelli ed inizia la barba?
Anzi, no.
Dove finisce la barba ed inizano i capelli?
O è tutto basette?

3 dicembre 2007

Fish: 13th Star

A volte capita di trovare una persona, che non si vedeva da tanti anni. Capita e gli dici: "ehilà, ma sei sempre il solito. Complimenti!".
A volte lo dici per circostanza, altre no e magari ci rimani pure male perchè fai qualche paragone con te stesso.
Ecco, con Mister Fish (alias William Derek Dick) ex-leader dei primi Merillon, era veramente qualche anno che non ci incontravamo, e con tutta sincerità, non posso che rimanere sorpreso per quello che è senz'altro un 'ottimo lavoro.
"Non c'è che dire caro Fish, sei sempre il solito. Complimenti!" .
http://www.myspace.com/fishofficial